mercoledì 12 agosto 2009

giochiamo agli indiani e ai cowboys?

Avevo deciso di scrivere, durante l’estate, solo post leggeri, quelli che si dimenticano in fretta come quei romanzi estivi da leggere sotto l’ombrellone, ma ieri ho visto giocare il figlio del mio vicino in strada: era con un amichetto e giocavano alla guerra e in mano avevano delle armi. Giocavano allegramente ad uccidersi e ad uccidere i passanti. Mi si è fermata la testa per qualche istante. Non penso che ci sia niente di male a giocare alla guerra, in fondo ogni bambino della mia generazione è cresciuto a “giochiamo agli indiani e i cowboys?”, quindi perché adesso dovrebbe essere diverso. Forse era drammatico all’epoca come oggi, ma nessuno se ne accorgeva e si interessava a che cosa giocavano i bambini.
Il padre del bambino in questione lavora nell’esercito, suppongo che per lui, diversamente da me, vedere il proprio figlio con in mano una pistola sia motivo di orgoglio.
La riflessione che avrà seguito non può riguardare i bambini, sempre più vittime di disattenzioni adulte, ma delle persone adulte. Ogni volta che affronto l’argomento con gli amici c’è sempre qualcuno che commenta che gli eserciti e la violenza sono necessari al mantenimento della pace. Ma davvero gli eserciti servono solo a proteggerci da “eventuali” attacchi o la loro esistenza ha impedito all’essere umano di evolvere la propria morale verso un tipo di società più pacifica? Siamo così abituati a lasciar fare agli altri, a non occuparci di questioni che interessano la morale che neanche ci accorgiamo di quanto ci siamo involuti. La cosa che ci distingue dagli animali è la corteccia frontale che negli esseri umani occupa molto spazio a differenza di altre specie. Questa ci consente di fare previsioni sulle nostre azioni e in questo modo prevenire e diminuire azioni che potrebbero essere dannose per noi e per l’altro. In molti di noi questa capacità è solo un accessorio. Niente di più. Una società cui manchi la nozione di bene e male è la peggior cosa che posso immaginare. I principi etici sono appresi e variano da cultura a cultura. Quando un genitore lascia giocare il proprio figlio con le armi gli sta dicendo una cosa ben chiara “che l’uso delle armi per difendersi e uccidere individui della stessa specie è giusto”, quando giocano a videogiochi dove l’unico obiettivo è quello di uccidere più persone possibili in breve tempo noi gli diciamo “ok, va tutto bene, tutto questo è tollerato!”. Questa settimana, in Birmania, San Suu Kyi è stata nuovamente condannata a 18 mesi e, in Cecenia, Zarena Sadulayeva (si occupava di reinserire nella società orfani mutilati per impedire che potessero essere arruolati dai gruppi armati, infestanti, ceceni) e Natalia Estemirova (giornalista, erede di Anna Politkovskaya) sono state rapite e uccise, questo rende la mia riflessione ancora più amara.