martedì 16 febbraio 2010

Aforisma n°0

Aver guardato, ieri sera, il festival di Sanremo è come ricevere per San Valentino un mazzo di fiori e una scatola di cioccolatini. Nessun barlume di creatività, niente frizzi e lazzi (tanto per citare la cartolibreria nella quale da bambina consumavo le mie paghette per acquistare gomme profumate), niente che mi abbia fatto sobbalzare dalla poltrona: la noia. In piena recessione l’allestimento del teatro Ariston era tutto un luccichio, led colorati, immagini evocative di cieli in piena estate, insomma la parola d’ordine non è stata sicuramente la sobrietà o il mantenere un basso profilo. La conduttrice è stata, evidentemente, azzoppata da una scarpa troppo stretta o troppo alta, e così, trascinandosi per tutto il palco ha terminato la prima serata in modo disastroso. Strizzata e avvizzita in un vestito rosso fuoco non è riuscita a tenere la scena, mai. L’apice della sua sconfitta è stato il “caso Morgan”. Lo affronta come se stesse pubblicizzando cibo per gatti. Tre minuti di ovvietà borghese, di incoerenza umana, tutti ad applaudire le fatue parole della signora bionda: la droga fa male, loro non sono cattivi hanno bisogno di cure e comprensione “disumana” ma devono rimanere isolati tra di loro. Tutti i cocainomani della sala, vestiti in uniforme d’alta ordinanza, applaudono soddisfatti. Grandi ospiti si alternano sul palco. Cassano ci illumina la mente con suoi aforismi, soddisfatto della propria vita per aver pubblicato ben due libri ma ammettendo di averne letto solo uno in tutta la sua vita. Bell’esempio diamo ai nostri ragazzi. Clerici, Rizzoli… vivissimi complimenti. Il calcio pacifica tutti e anestetizza le coscienze. Non parlerò dei cantanti liftati o dei testi scritti da persone che leggono solo Cassano o vanno in giro intabarrati nei loro completi in fresco lana e la valigetta the bridge con notes bianchi come la loro testa. “L’italia amore mio”… addio e buona notte.