giovedì 21 aprile 2011

Il viso della morte

 


Farah Anam è una donna libica, una donna esasperata dalla fame, dalla mancanza di  futuro che ogni dittatura stringe a sé. Farah è esasperata da una guerra che non rispetta i diritti umani. Farah ha il coraggio della disperazione, affronta un viaggio in mare sapendo che il ritorno in patria corrisponde alla tortura e al carcere. La Libia decide un anno fa di allontanare la Unhcr (l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati) dal paese. Le informazioni arrivano sempre più frammentate. La dittatura di Gheddafi non perdona. In Libia non puoi pensare liberamente. L’intelligenza viene bandita in ogni dittatura. Le dittature sono un cancro ma il conflitto armato lo è altrettanto. Siamo in guerra con la Libia. Le voci ufficiali sono un guazzabuglio senza senso. Un popolo già stremato dalla dittatura di un folle, viene definitivamente eliminato dall’intero, civilizzato, mondo occidentale.  Quando non ci indigniamo nel vedere bombardato un intero popolo siamo complici di quei massacri. Mi chiedo se  sarebbe così semplice rimanere in silenzio se in Libia ci fossero i nostri figli, nostro marito, la nostra casa o i nostri animali. Sarebbe così facile stare in silenzio se sentissimo, a pochi metri da noi, dei bambini colpiti da una mina gridare per strada? Se perdessimo tutto in solo istante? Gli interessi per questa schifosa guerra sono esclusivamente economici, ma nessuno ha il coraggio di dirlo apertamente. Non esistono guerre necessarie. Vorrei chiedere al governo perché ha deciso di intervenire proprio in Libia, quando nel mondo stanno aumentando le dittature? Dieci stati su dodici ex sovietici sono dittature o finte democrazie che reprimono i diritti umani, perché l’ONU non interviene in queste zone?  In silenzio, senza tanto clamore, le dittature stanno iniziando a cooperare fra loro, condividono programmi e informazioni. Cina e Russia agiscono compatte in difesa di altri dittatori. Pensiamo al caso Iran, per cui le sanzioni sono rese più leggere grazie agli intereventi delle due potenze non democratiche; o il caso dello Zimbabwe, dove Pechino e Mosca hanno posto il veto alla risoluzione che avrebbe imposto sanzioni contro il dittatore Mugabe, dopo che questi aveva palesemente truccato le elezioni e dato il via alla repressione. Il Ministero degli Esteri russo aveva anche spiegato le ragioni politiche del suo veto: «L'adozione di questo documento da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite avrebbe costituito un precedente pericoloso: spianare la strada ad altri interventi del Consiglio di Sicurezza che violano la sovranità nazionale degli Stati in occasione di vari eventi politici, elezioni incluse.” E’ davvero in questo mondo che vogliamo far crescere i nostri figli?