martedì 25 gennaio 2011

Non voglio più vedere escort in televisione ma solo prostitute


I nostri figli apprendono attraverso l’osservazione degli altri. Questo è un fatto incontestabile, dimostrato da numerosissime ricerche, a partire dagli anni ‘70. I politici neo-pop e i giornalisti farabolani possono dire il contrario. Osservare modelli che compiono attività temute, senza subire conseguenze nocive, riduce la paura e provoca cambiamenti positivi a livello attitudinale nei confronti di quelle azioni. Quando la pubblicità ci mostra immagini di famose pop star che reclamizzano una particolare marca di profumi, gli atteggiamenti dei nostri figli si modificano. I pensieri che si costruiscono nella loro perfetta testona sono: “se è abbastanza buono per lei lo sarà anche per me” e “voglio essere come lei, quindi uso gli stessi prodotti”. Ma cosa succede se la star in questione è stata filmata mentre “sniffa” cocaina in un famoso locale londinese? Perché le nostre figlie dovrebbero accettare di lavorare per 600 euro al mese con un contratto a progetto, mentre alcune loro coetanee prendono lo stesso compenso a sera e, se non sono del tutto decerebrate, possono provare ad entrare in politica? Perché un genitore dovrebbe pagare 100.000 euro per un servizio fotografico da proporre alle agenzie di moda?

I nostri figli dovrebbero impiegare una notevole quantità di tempo sforzandosi di valutare in maniera critica il contenuto della comunicazione, e, quindi, delle immagini, cercando di ricordare quello che già sanno di quel particolare argomento, collegarlo, elaborarlo ma la maggior parte di chi ascolta un messaggio non è disposto o non è in grado di applicare questo processo. Quello che può fare è assorbirlo e prenderlo a modello e poi chiedere ai rispettivi genitori di realizzarlo. Semplicemente. In fin dei conti per una generazione cresciuta davanti alla televisione la vita è tutta in discesa.

Lo spettacolo della violenza (qualsiasi forma di violenza) teletrasmessa, quando diventa abituale, influenza intere generazioni modificando la loro Weltanschauung in senso negativo. Lo sviluppo morale di una popolazione cresce all’interno di un processo interattivo globale, dove entrano sia fattori individuali sia sociali/ambientali (istituzioni culturali, gruppo di compagni, famiglia, media). Purtroppo tutti elementi inesistenti o corrosivi. Negli ultimi anni si sta assistendo ad una deriva verso il basso della moralità pubblica. La cosa che più mi rattrista è il proliferare di giornalisti che difendono questo modus vivendi di politici, imprenditori, prostitute. Esiste anche un ordine dei giornalisti, ma forse è solo una scatola vuota. In questi ultimi anni ho visto prevalere processi di disattivazione dei controlli morali, processi che normalmente vengono appresi e rinforzati durante lo sviluppo evolutivo nel contesto della esperienza sociale, sulla scorta di numerosi esempi, ma forse eravamo distratti. Siamo una popolazione legata ad una immagine benevola di veline, di escort e di tronisti, di arzilli vecchietti, consumatori di cocaina, evasori di tasse. Mi piacerebbe che le figure di riferimento di questo strano paese, chiamato Italia, prendessero le distanze da tutti gli atteggiamenti privati e non che non corrispondano ad una visione di una Nazione sensibile, culture-oriented, laica e progressista. What else?

lunedì 3 gennaio 2011

"Hansel und Gretel" al Volksoper di Vienna


Per salutare il 2010 la Volkoper Wien decide di mettere in scena la fiaba di Hansel und Gretel nella versione di Von Adelheid Wette e Von Engelbert Humperdinck, rappresentata per la prima volta il 23 dicembre del 1893. Nella patria di Schiele, e del più recente Günter Brus, si sceglie di rappresentare una versione edulcorata e ancient di una delle fiabe più crudeli e interessanti dei fratelli Grimm. In un profuso di figure magiche e angioletti, a protezione del sonno dei due innocenti fratellini privi di ogni astuzia, di genitori poveri, ma di buon cuore, si realizzano tre atti che, senza troppa fatica, tengono lo spettatore in uno stato di benefico torpore. Persino la strega, personaggio che nella fiaba dei terribili Grimm era crudele ed astuta, così abile da far entrare i bambini dentro la meravigliosa casetta di marzapane, metafora perfetta dell’eterno conflitto tra cervello e cuore, è in questa versione una vecchia cenciosa che cerca con una improbabile bacchetta magica di sconfiggere-mangiare i due pavidi bambini.

A noi e al bambino francese seduto di fronte, non è piaciuta. Ai Viennesi pare di sì. Anche al clero questa versione piace molto. Soprattutto la scena degli angeli.

I fratelli Grimm avevano individuato nelle famiglie l’origine di qualche male e noi rivogliamo la lucidità e la schiettezza di quei racconti. Perché ai nostri bambini fa bene sapere che esistono le streghe ammaliatrici, gli orchi che mangiano i bambini, madri crudeli-senza cuore e che l’apparenza delle belle cose è, a volte, solo lo specchietto per delle stupide allodole.