
Prima palco per le condanne dei traditori, il ponte Karlov Most è oggi una galleria all’aria aperta, una passeggiata romantica dove numerosi chiassosi turisti si fermano a fotografare il fiume senza capire il peso di quelle acque nere. Della vecchia dittatura comunista non rimane traccia se non nella testa dei vecchi che si aggirano sospettosi e che non ti permettono di osservare senza che tu possa sentire il loro alito sul collo. Ancora oggi tutto è sotto il controllo di sterili sguardi umani. Nei quartieri più periferici gli zingari accendono i fuochi per scaldarsi mentre nel cuore di Mala Strana la musica invade le strade come una calda coperta e non ne puoi fare a meno, a meno che, tu non voglia fuggire in periferia prendendo la metropolitana e fermandoti il più lontano possibile dalla folla. Ma poi ti stupisci che in periferia ci sia un via vai di giovani adulti in cerca di compagnia. Praga ti fa sentire sempre un’ospite indesiderato. La gente è assolutamente disinteressata a te e, se vuoi un po’ di gentilezze europee devi andare a Zizkof ed entrare al Malisi, un triste ma sorprendente per educazione inglese, ristorante pachistano. Alla sera non c’è niente da fare. Puoi continuare a passeggiare o andare ad ascoltare jazz ad Agartha e rimanere lì fino a notte fonda. E’ durante la notte che Praga da il meglio di sé, sia che si navighi lungo la Moldava sia che si passeggi nel centro, lo sfondo di un cielo argento martellato scagliato dietro le alte guglie gemelle del castello e delle numerose chiese mi fanno inchinare davanti ad una delle città che più mi ha stregato.
(photo credit: Casazza Luca)